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โJingiham รจ il nome attribuito ad una dimensione popolata da spettri. Si dice che i criminali finiscano in quel posto, dopo la morte. Inizialmente, per alcuni anni il proprio aspetto resta normale. Dopo altro tempo, esso inizia a deformarsi, divenendo qualcosa di orrendo.

Codeste creature sono chiamate Kkeumjjighan.

Mentre i Gam-yeomdoen รจ chi di umano riesce a vederli, venendo trasportati per secondi, minuti o ore nel Jingiham.

Si dice che i Gam-yeomdoen vengano trasportati nel Jingiham perchรฉ in cuor loro non hanno ancora accettato la morte di qualcuno a loro caro. Una volta lasciata andare la persona defunta, si smetterร  di vedere i Kkeumjjighan.โž

In Corea, come in molte altri parti del mondo, esistevano leggende metropolitane, e quella del Jingiham era sempre stata parecchio rinomata.

Molte persone ci credevano, la superstizione era molto diffusa.

Perciรฒ, era una storia che veniva ricordata spesso quando qualcuno moriva, per assicurarsi che gli individui che avessero appena subito una perdita non divenissero dei Gam-yeomdoen.

Oppure, si pretendeva di crederci e di farla passare come realtร  per non fare stare troppo in pena le persone in lutto.

Jisung, quando era un bambino, ne era rimasto terrorizzato. Non ricordava esattamente chi gliela avesse raccontata, ma con il passare degli anni era diventata un'abitudine udirla in giro.

Crescendo, aveva smesso di credere che fosse una vera condizione. Era troppo surreale per esserlo. Certo, non aveva mai smesso di inquietarlo, poichรฉ nei libri e su internet si trovavano foto o disegni raffiguranti Kkeumjjighan, e non erano affatto carini.

C'era gente che giurava di aver visto quelle creature, di essere entrati nel Jingiham in seguito ad un doloroso lutto. Ciรฒ aveva alimentato la credenza, ma non mancavano soggetti che credevano che queste persone fossero solo matte o in cerca di attenzioni.

Altra gente aveva assunto strani comportamenti dopo la perdita di una persona cara, tra i quali scarsa attenzione, momenti di totale distacco dalla realtร  e mutismo selettivo. A causa di ciรฒ, qualcuno di loro era stato rinchiuso in ospedale psichiatrico. Questi avvenimenti venivano collegati alla leggenda, oppure classificati come "dolore insopportabile".

Quanto era passato da quando quel famoso dolore insopportabile si era fatto strada tra le membra di Jisung, tra le viscere, tra ogni vena ed ogni osso?

Quanto tempo era passato dalla morte di Minho?

Il silenzio all'interno della stanza venne interrotto dalla vibrazione del telefono di Jisung, posato sul comodino accanto al letto su cui al momento il biondo era sdraiato.

I suoi occhi erano rivolti al soffitto, le mani in grembo, lacrime salate lungo le tempie, la vista appannata e le labbra socchiuse.

Fu la seconda vibrazione a fare ragionare il cervello di Jisung, che aveva ignorato la prima notifica poichรฉ era entrata di qua ed uscita di lร .

La terza lo fece voltare verso il comodino.

Si girรฒ su un fianco passandosi il dorso di una mano sugli occhi, tirรฒ sรน con il naso e allungรฒ un braccio, acciuffando lo smartphone.

Un certo 28 giugno, era accaduto che una signorina al volante aveva ricevuto un messaggio sgradevole dal fidanzato, che le aveva innescato la reazione di lanciare senza attenzione il cellulare sul sedile affianco. Ancora troppo indignata dal comportamento del ragazzo non aveva prestato attenzione a ciรฒ che si trovasse di fronte a lei, e aveva notato troppo tardi una buca, e tentando di sviarla era andata addosso ad una macchina parcheggiata lรฌ affianco. Il caso voleva che l'auto malcapitata appartenesse alla famiglia Lee, che era in procinto di partire per le vacanze estive con quel veicolo. L'incidente aveva distrutto i piani della famigliola, che tra il chiamare l'assicurazione, il carro attrezzi e noleggiare un'auto nuova, quel giorno non partรฌ. Minho, l'unico figlio dei signori Lee, era quindi stato invitato dall'amico Chan a trascorrere il pomeriggio in compagnia di ragazzi qualche anno piรน giovani di loro. Uno di quei ragazzi era Jisung, e questo fu il motivo per cui lui e Minho si conobbero, quella calda estate.

Seguirono altre uscite in gruppo, qualche chiacchiera tra i due, messaggi in privato e alla fine incontri, che presto si trasformarono in appuntamenti.

Minho era stato il primo amore di Jisung. Era rimasto folgorato dal suo arrivo in moto, dal suo bel viso e dal carattere scherzoso ma gentile.

Con lui aveva sperimentato le famose farfalle nello stomaco, percependole ad ogni sguardo, ad ogni minimo contatto e sorriso ricambiato.

Minho era stato la sua prima volta in tutto. La persona per cui aveva accettato di intraprendere la prima scappatella notturna, il primo bagno al mare al chiaro di luna, la prima uscita al luna park, il primo giro in moto, la prima vacanza senza la propria famiglia. Era stato la sua prima cotta, il suo primo bacio, la prima persona con cui, tra le lenzuola, aveva consumato passione. Colui che gli aveva fatto provare per la prima volta cosa significa provare gelosia, colui a cui aveva mormorato per la prima volta "ti amo".

Era casualmente entrato nella sua vita un giorno di giugno, ed ad un certo punto ne era diventato parte integrante. Come un sassolino lanciato su una percorso, e che sarebbe rimasto lรฌ in eterno. Era stato schiacciato cosรฌ tante volte da chi aveva solo fugacemente attraversato quel sentiero, che era affondato tra le membra del terreno, andando sempre piรน a fondo, divenendo sempre di piรน parte di esso. Perchรฉ non importava di quanti individui Jisung facesse conoscenza, non appena ebbe conosciuto Minho, nessun'altro si rivelรฒ come lui, e Minho fece quindi ancora piรน breccia all'interno di Jisung.

Ricordava bene quando inizialmente Minho gli cingeva la vita con le braccia e se ne stava lรฌ, abbracciato a lui come un'orsacchiotto di pezza, ridendo e chiacchierando con gli altri.

Non poteva scordare quando Minho si era chinato verso di lui, posando le labbra sulle sue per la prima volta per poi stringere a sรฉ il corpicino di Jisung sdraiato sul telo da spiaggia, in riva al mare.

Minho sarebbe sempre rimasto quel capitolo dolorosamente stupendo della sua vita, troppo faticoso da leggere per paura di piangere e di percepire un groppo alla gola.

Quattro anni dopo il loro primo incontro, Minho era stato coinvolto in un incidente stradale.

Era una sera di febbraio, e Jisung e Minho avevano passato un tranquillo pomeriggio in casa Han.

Jisung aveva accompagnato alla porta d'entrata Minho, per poi cingere con le braccia il suo collo e abbandonarsi contro di lui.

Minho gli aveva circondato la vita e baciato dolcemente le labbra, promettendogli come sempre che gli avrebbe scritto una volta giunto a casa.

Dopo averlo salutato e guardato sfrecciare via in moto, Jisung aveva indossato i propri occhiali da vista e si era seduto alla scrivania, dedicando tempo alla scuola.

Durante la sessione di studio aveva udito qualche sirena dell'ambulanza farsi sempre piรน vicina a casa sua, per poi allontanarsi nuovamente, superandola.

Non ci aveva badato, continuando a scrivere e ragionare.

Ciรฒ gli aveva fatto perdere la cognizione del tempo, poichรฉ non seppe dire esattamente quanto tempo passรฒ dal passaggio delle ambulanze alla fatidica chiamata che ricevette dalla madre di Minho.

Ad ogni modo rimase scioccato nell'apprendere che quei veicoli di soccorso servivano proprio al suo fidanzato ed ad un'altra persona.

Sfortunatamente, nessuno all'interno di quelle vetture potรฉ anche solo sperare di fare uscire un'ultimo respiro dal naso di Minho, poichรฉ il ragazzo era morto sul colpo.

Quando la polizia ebbe raccolto abbastanza informazioni riguardo l'accaduto, si scoprรฌ che un camionista non si era accorto di avere davanti a sรฉ un motociclista, e nemmeno una ragazza che stava attraversando le striscie pedonali. Non appena sul semaforo era apparso il pallino verde, l'uomo aveva schiacciato il piede sull'acceleratore, prendendo in pieno Minho e la ragazza.

Nel venire a conoscenza della morte del giovane, Jisung poteva giurare di aver percepito il terreno diventare molle, e lui sprofondare dentro, nell'oscuritร  assoluta, dove la sua mente era completamente vuota, la sua gola secca e nessuna parola pronta ad uscire dalle sue labbra socchiuse.

La famosa promessa che Minho aveva rivolto quel giorno a Jisung come da tradizione, era stata l'unica che il ragazzo non aveva mantenuto. Quel messaggio non era nรฉ stato digitato, nรฉ inviato, Minho non era mai arrivato a casa, si era perso nel mondo esterno, si era dissolto nell'aria come polvere, tra la folla che causava a Jisung tanta ansia. Forse era anche per questo che adesso Jisung faceva ancora piรน fatica ad uscire di casa. Perchรฉ sapeva che nonostante tutte le ricerche, non avrebbe mai ritrovato Minho, in nessun'angolo del mondo.

Dov'era, adesso, quel sassolino lanciato sul suo sentiero? Solo dentro di lui, all'interno del terreno. E non importava se poco a poco avrebbe iniziato a pensarci sempre di meno, sarebbe per sempre rimasto parte di Jisung.

Minho era improvvisamente diventato solo un ricordo, il protagonista di un film continuamente trasmesso nella mente di Jisung, che non faceva altro che rammentare i momenti trascorsi insieme a lui.

Nei giorni a venire, Jisung si era sentito perso. Con Minho si era sentito cosรฌ felice e completo che senza di lui gli pareva di essere stato privato di un tassello del puzzle quale lui era.

Aveva spesso chiuso gli occhi e strizzato le palpebre, pregando che Minho sarebbe ritornato all'istante, come se non fosse successo nulla.

Non ricordava piรน come fosse vivere senza Lee Minho. Prima di conoscerlo, la mancanza di quel tassello l'aveva spesso percepita, ma adesso doleva, sanguinava, come se gli fosse stato strappato un arto.

Lo terrorizzava guardare il mondo da una prospettiva diversa. Cos'era il mare, la spiaggia, l'estate, senza la presenza di Minho nelle sue giornate? Cos'erano i fiocchi di neve, con l'assenza di Minho intento ad inseguire le impronte di Jisung sul manto nevoso e soffice? Cos'erano le uscite nei lunapark, senza la risata e la mano intrecciata alla sua di Minho?

Improvvisamente, Minho non c'era piรน.

Jisung aveva quindi sperimentato cosa si provasse a venire soggiogati da quel dolore insopportabile.

La prima volta che era inconsciamente entrato nel Jingiham, aveva messo in dubbio tutto ciรฒ che lo circondava.

Il rumore prodotto dalle pentole con cui sua madre stava armeggiando al piano di sotto era improvvisamente cessato.

Jisung non si era preoccupato, comunque. Era troppo preso dal flusso dei propri pensieri per badare a quel dettaglio.

Dal letto su cui era seduto, aveva perรฒ notato con la coda dell'occhio qualcosa muoversi, in un'angolo della stanza.

Una figura scura si stagliava fino al soffitto, delle sue lunghe dita erano appoggiate sulla scrivania, e i suoi occhi bianchi erano fissi su Jisung.

Spesso, a causa di avvistamenti simili, non riusciva a dormire, e teneva sempre una luce accesa.

Una notte, aveva lanciato un'urlo nel vedere un'ombra avvicinarsi velocemente al letto, come se stesse strisciando a terra.

Attimi dopo, in un battito di ciglia si era poi improvvisamente trovato davanti a sรฉ i suoi genitori, che lo guardavano preoccupati.

A Jisung sembrava di star vivendo in un'inferno. Non solo aveva perso la persona che amava, ma veniva continuamente circondato da inquietanti figure. La vita serena e ricca di momenti gioiosi si era fermata con la morte di Minho, come se lui ne fosse stato l'insostituibile macchinista. Sceso per sempre ad una fermata da cui un'altro treno completamente diverso aveva iniziato e continuato il percorso, sullo stesso binario.

Jisung aveva sempre creduto che la storia del Jingiham fosse solo una superstizione, una leggenda metropolitana. Scoprire improvvisamente che non fosse cosรฌ, lo aveva scosso ancora di piรน di quanto giร  lo fosse.

Spesso si era domandato se non fosse semplicemente impazzito, poichรฉ gli pareva impossibile che esistessero veramente creature simili.

L'unica persona con cui Jisung si era confidato riguardo l'essere un Gam-yeomdoen, era Felix. L'amico si era rivelato un pรฒ scettico all'inizio, ma gli aveva comunque espresso conforto e comprensione.

Felix aveva poi assistito a comportamenti strani da parte di Jisung, e accettando il fatto che l'amico venisse trasportato nel Jingiham, gli aveva consigliato di frequentare uno psicologo, per ricevere aiuto e consigli per realizzare che Minho ormai non ci fosse piรน. Jisung aveva perรฒ scelto di non prendere in considerazione l'idea. Sebbene i Kkeumjjighan lo terrorizzassero, accettare la morte di Minho lo spaventava ancora di piรน.


โช you're alrะตady so far away inside
you who'd lean on me during hard times
walking slowly and heavily
and then you became a part of my memories
happiness and sadness
am i wrong for hoping
that all of it would come back to me?
if i look back hoping i would see you
i keep bumping into things in front of me
i get bruised and hurt (stand up)
i just can't help it
yeah, out of countless words
the word "miss" somehow
makes my memories even more real โซ

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