✲Capitolo 14 - Draco Malfoy✲
"You taste like betrayal and I still leaned in. What does that make me?" - Nikita Gill
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Il sole del pomeriggio mi brucia la schiena mentre sfreccio sopra il campo di Quidditch, il vento mi taglia il viso e gli occhi mi bruciano per la luce del sole: svantaggio di chi ha gli occhi chiari.
Ma non mollo. Ho bisogno di prendere il boccino, di sfaticarmi, di sentire il rumore del vento nelle orecchie per zittire tutto il resto.
Tipo lei.
Tipo quel fottuto bacio.
E tipo la mia ragione, che mi chiede rabbioso del perché io abbia pestato McLaggen al ballo.
Non dovrei nemmeno pensarci. Lei è l'ultima persona al mondo su cui dovrei posare gli occhi. Eppure c'era qualcosa di disturbante nel modo in cui mi guardava alla Torre di Astronomia ieri, in quella rabbia che portava cucita addosso come un'armatura. E qualcosa in me voleva togliergliela, quella corazza testarda.
Coglione, pensa a prendere quella fottuta palla d'oro.
Il boccino brilla a sinistra, vicino alle tribune. Scatto in quella direzione e lo afferro con un guizzo rapido, sentendo le dita chiudersi attorno al metallo freddo. Facile. Troppo facile.
Atterro e mi tolgo i guanti, le mie mani sudate e dolenti dalla pelle di drago dei guanti. Mentre mi incammino verso gli spogliatoi, mi sento inquieto, come se qualcosa mi stesse osservando. Mi volto un attimo verso il cortile, ma non vedo nulla di strano. Ci sono solo studenti qua e là, nessuno di particolare.
Bah. Me lo sarò immaginato.
Mi tolgo la divisa e entro sotto la doccia. L'acqua calda mi scivola sulla pelle, ma non basta a rilassarmi. Non quando il suo viso continua a riaffiorare nella mia mente.
«Stai pensando a lei, vero?».
Alzo gli occhi e vedo Blaise con quel suo sorriso da bastardo, appoggiato al muro con l'aria di chi sa sempre più di quanto dovrebbe.
«Chi?».
«La Granger. Non fare il finto tonto, Draco. Ti si legge in faccia. Theo ha detto che ieri sera ti sei scaraventato su McLaggen e lo hai ridotto in poltiglia. Per poco non rischiavi un'espulsione. Se ti avesse visto la McGrannit ti avrebbe fatto fare la stessa fine del coglione».
Theo sbuca poco dopo, con un asciugamano in vita e il solito sorrisetto strafottente.
«Allora, Draco. La scommessa. Ne parliamo? O te ne sei scordato?».
Sbuffo. «Fate sul serio?».
«Come sempre», ribatte Theo. «Ti resta poco tempo. La fine del trimestre si avvicina. O te la sfondi, o mi dai l'anello dei Malfoy. Se vinci, ottieni mille galeoni. Affare abbastanza equo, no? Era così la scommessa, se non ricordo male».
Li guardo entrambi, l'acqua ancora che mi cola sulle spalle. So che non dovrei aver accettato, ma in quel momento sembrava una sfida qualunque. Come vincere una partita. Come strappare un trofeo.
Ma ora non è più solo una scommessa.
E questo mi frega.
«Magari ho cambiato idea», dico, a metà tra il serio e il provocatorio.
Theo ride. «Non sei tu a tirarti indietro, Draco. Anzi. Hai iniziato a prenderla troppo sul serio, forse».
Zabini annuisce. «Dillo, Draco. Ti piace davvero. Secondo me ti seghi al solo pensiero».
Li ignoro. Ma so che qualcosa in me si è già mosso. E non ha più niente a che fare con i mille galeoni o con la stupida scommessa.
Solo che non lo ammetterò mai. Nemmeno a me stesso.
Dopo la doccia, torno in Sala Comune con Theo e Blaise. Loro due parlano di ragazze e mi prendono in giro, ma io li ascolto a malapena. Ogni tanto mi distraggo, ripensando alla Granger e a quel modo in cui mi ha guardato l'ultima volta che ci siamo incrociati in corridoio, stamattina.
La sua espressione... come se volesse odiarmi, ma non ci riuscisse del tutto.
Passo il resto del pomeriggio a fingere di leggere nella Sala Comune, seduto vicino alla finestra. L'orologio continua a ticchettare a ogni secondo che passa. Provo a concentrarmi sul testo di Incantesimi Avanzati, ma ogni volta che torno su una frase, la mente devia.
Rivedo le sue labbra. Il modo in cui si tocca i capelli quando legge. Il modo in cui abbassa lo sguardo, ma lo rialza subito dopo, fiera come la fottuta Grifondoro che è.
Mi alzo bruscamente e lascio il libro sul tavolo. Non riesco a stare fermo. Cammino su e giù per il corridoio del dormitorio dei ragazzi, poi scendo di nuovo alla Sala Comune. Riconosco Daphne su un divano, ma la evito, cosa che faccio da quando l'ho piantata in asso al ballo. Non ho voglia di parlarle.
A cena, mi siedo con gli altri ma parlo poco. Theo lancia frecciatine. Blaise sogghigna. Io tengo lo sguardo puntato sul tavolo, ma ogni tanto non riesco a evitare di guardare oltre. Verso il tavolo dei Grifondoro.
Lei è lì. Ride con Finnigan e Paciok. Menomale che quel coglione di McLaggen non è nei dintorni. Ma c'è qualcosa di forzato nel suo sorriso. Come se avesse altro in testa. Come se fosse altrove.
Forse lo stesso posto in cui sono io.
La giornata finisce e salgo in dormitorio più tardi degli altri. Mi sdraio sul letto a baldacchino, le mani intrecciate dietro la testa, gli occhi fissi sul soffitto.
Non ho voglia di dormire.
E non è per la scommessa.
E' per ciò che non riesco a togliermi dalla testa.
Per ciò che forse, sotto sotto, non voglio davvero togliere.
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