✲Capitolo 2 - Draco Malfoy✲
"Death is not the greatest loss in life. The greatest loss is what dies inside us while we live." - Norman Cousins
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L'Hogwarts Express continua a ronzare. Mentre un silenzio tranquillo accompagna la tensione tesa che si insinua tra me e la Granger, il rumore monotono del treno sui binari riempie lo spazio che doveva essere occupato dalle nostre parole, ma non rischierei di romperlo.
Sia mai che disturbi la grandissima Hermione Granger.
Ancora non sono riuscito a capire come mai si è seduta con me. Forse perché la Donnola, la Weasley femmina e San Potter non ci sono a farle compagnia, e magari le avranno detto di venire al posto loro a disturbarmi.
Lei non si è mossa più di tanto, solo per sfogliare il suo libro, e i suoi occhi vagano dal libro a me, in un ritmo quasi calcolato.
Ogni tre secondi ho i suoi occhi su di me, e poi, dopo due secondi, il suo sguardo ritorna sul libro, a leggere qualunque cazzata sia.
Molto probabilmente vuole controllare che io non la uccida.
Bene. Deve stare attenta.
Anche se non ho né l'energia e né la voglia di farle del male.
Molto probabilmente, a Hogwarts, me ne starò seduto solo in un angolino come un fottuto ragazzo depresso. Non che io lo sia, ovviamente.
Mi pento di non essermi seduto con Blaise e Theo. Dovrei essere contento della mancanza di scambio di parole tra di noi, però questo silenzio mi sta proprio rompendo le palle, tanto quanto la sua presenza in questo momento.
E' da quando la guerra è finita che non vado a Hogwarts, non ci sono andato per la ristrutturazione. E mentirei se dicessi che non temo tutto ciò.
Tutto sembra strano, come indossare vecchi vestiti che non vanno più bene, come entrare in un sogno che è diventato un incubo col passare degli anni.
Il treno rallenta il suo passo, e il brusio della conversazione all'esterno del nostro scompartimento si fa più forte mentre gli studenti iniziano a spostarsi, raccogliendo le loro cose. Io resto al mio posto, aspettando che il corridoio si liberi. L'ultima cosa che voglio è rimanere intrappolato in una fottuta calca di corpi, circondato da persone che fingono che io nemmeno esista.
Anche la Granger sembra esitare, e per un secondo il mio cuore si ferma, la mia mente pensando al peggio. Non voglio mica scendere dal treno con lei.
Però poi, per impedire che ciò accada, la spingo oltre per andare via, scostandola di lato.
Lei emette un respiro acuto, ma non dice niente, si trattiene.
E io sto zitto pure.
Fuori, l'aria è fredda, mentre l'odore di terra umida e fumo mi riempie i polmoni. Le carrozze aspettano, i Thestral si muovono irrequieti, mentre i loro occhi infossati brillano alla luce delle varie lanterne piazzate al di fuori di Hogwarts. Distolgo rapidamente lo sguardo.
E' più facile non vederli che pensare al perché io li possa effettivamente vedere.
Il castello incombe mentre ci avviciniamo, e le sue finestre brillano come braci contro il cielo che pian piano dà il benvenuto alla notte.
Per un momento, qualcosa nel mio petto si stringe, però lo ignoro.
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La Sala Grande sembra quasi la stessa.
Quasi.
Il soffitto incantato riflette ancora il cielo stellato di fuori, i lunghi tavoli delle quattro Case si estendono ancora sul pavimento di pietra, e i piatti dorati brillano ancora alla luce delle candele fluttuanti.
Ma l'aria è diversa.
Più pesante.
Gli spazi vuoti nella folla, gli spazi vuoti dove dovrebbero esserci gli studenti che sono morti o che hanno deciso di non recuperare quest'anno, sono fottutamente impossibili da ignorare.
Mi dirigo verso il tavolo dei Serpeverde, tenendo la testa bassa. Non mi aspetto un caloroso benvenuto, e non lo ricevo, se non da Blaise e da Theo, i miei migliori amici.
Sono come fratelli per me, anche se a volte rompono i coglioni, soprattutto Theodore.
La gente si sposta leggermente mentre passo, come se fossero disgustati alla mia vista.
Nessuna parola, solo silenzio.
Mi siedo vicino a Blaise e Theodore, e loro, a differenza degli altri, mi accolgono con un affetto che potrebbe far venire il diabete di tipo due, e mi abbracciano pure.
La McGrannit si posiziona sul podio dorato, posto una volta riservato a Silente. Si schiarisce la gola e tutti gli studenti si zittiscono, aspettando che la preside apra bocca.
«Benvenuti di nuovo», comincia, la sua voce ferma, però tinta da qualcosa collegata alla malinconia. «A coloro che sono tornati per ripetere l'anno, vi ammiro per aver avuto il coraggio di farlo. A tutti coloro che si uniscono a noi nella Sala Grande per la prima volta, vi porgo i miei più sentiti saluti. Quest'anno riguarda la guarigione, la ricostruzione e l'andare avanti. Non sarà facile, lo so, ma confido che ognuno di voi farà del suo meglio per contribuire a rendere Hogwarts di nuovo completa, come lo era un anno fa».
Un'ondata di silenziosi mormorii si diffonde nella stanza, ma non è l'applauso entusiasta che solitamente seguiva i discorsi di Silente.
Gli studenti sono sommessi.
Attenti.
Come se si aspettassero che qualcuno venisse ad attaccarli di nuovo, come successo l'anno scorso.
Per colpa mia.
I miei pensieri vengono interrotti dalla voce della megera, che continua col suo discorso, di cui sinceramente non me ne frega un cazzo.
«Ora, prima che il banchetto cominci, vorrei informarvi che ad Halloween ci sarà il Ballo del Ritrovo, dove tutti noi commemoreremo coloro che sono morti durante questa sanguinosa guerra. A tutti gli studenti del settimo e dell'ottavo anno sarà dato l'accesso agli alcolici, ovviamente a dosaggio limitato, e si prega che i vostri abiti, signorine, siano appropriati», prosegue la preside, e sento Blaise e Theo che accanto a me ridacchiano.
Il banchetto comincia, e tutti cominciamo a mangiare, mentre io parlo di volta in volta con Blaise e Theodore.
«Me lo sento, durante quel ballo mi scoperò almeno tre ragazze», disse Theo, facendo il coglione come sempre.
Io e Blaise ridiamo, e il banchetto continua tranquillamente, salvo per gli sguardi disgustati che alcuni mi lanciano.
Però non mi interessa.
Io ormai sono morto dentro.
Lo sono stato da quando ho ricevuto il cazzo di Marchio Nero.
I miei occhi percorrono la sala, e dopo un po' incontro lo sguardo color nocciola della Granger.
Mi sta fissando.
La fisso anch'io, e noto che nei suoi occhi c'è qualcosa di tagliente, qualcosa...di consapevole.
Qualcosa di troppo simile al mio.
Però no, cazzo, io non sono come lei.
Anche se, lei, come me, non appartiene qui.
Non più.
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Note dell'Autrice
Ecco a voi il secondo capitolo di "Ice Heart"!
Cosa ne pensate?
-Voldy❤️
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