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✲Capitolo 6 - Draco Malfoy✲

"Admiration is the daughter of ignorance." - Benjamin Franklin

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La Granger mi odia.

O almeno, sta facendo un ottimo lavoro nel dimostrarlo.

Non che la cosa mi dispiaccia particolarmente. E' quasi divertente vederla scattare ogni volta che apro bocca. Lei si crede tanto superiore, tanto equilibrata, ma basta poco per farla uscire dai gangheri. Un sorrisetto, una battuta ben piazzata, un accenno a qualche sua debolezza. E lei va fuori di testa.

Ed è esattamente quello che ho fatto poco fa. Vederle ribollire il sangue mentre mi lanciava uno sguardo assassino? Impagabile.

Mentre mi allontano lungo il corridoio, non posso fare a meno di pensare al modo in cui mi ha guardato quando ho menzionato il ballo. Il suo fastidio era evidente, ma c'era qualcosa di più. Era...timorosa su qualcosa. Forse. La so-tutto-io è prevedibile quando si tratta di sfuriate, ma quando si tratta delle sue emozioni, è un fottuto enigma.

Lei è come un libro incantato.

Si apre quando vuole, ma quando ha qualcosa che non vuole trasparire, si chiude.

Raggiungo la Sala Comune dei Serpeverde con un sospiro, passando accanto a Blaise e Theo, che sono seduti davanti al camino, come prima di pranzo. Appena mi vedono, Theo alza un sopracciglio con aria divertita. «Scommetto venti galeoni che hai parlato con la tua adorata Granger, hai una faccia da sesso».

Blaise ride. «Più che parlato, direi che l'ha provocata fino a farle venire voglia di lanciargli un Avada Kedavra. Ho ragione?».

Mi lascio cadere su una poltrona con un mezzo sorriso. «E' sempre così adorabile e prevedibile quando si incazza. E voi due, smettetela di parlare di scommesse. Devo ancora finire la prima».

Theo sghignazza. «Prevedibile? Se fosse davvero così, non saresti così preso dal farla incazzare ogni dannata volta che la vedi. E' come se avessi qualche specie di fetish!».

Non rispondo subito, perso nei miei pensieri.

Blaise mi fissa per un momento, poi sorride con quel suo solito sguardo da "so più cose di te di quanto tu voglia ammettere". «Sai, Draco, dovresti stare attento. Stuzzicare Granger potrebbe diventare pericoloso».

Rido, scuotendo la testa. «Pericoloso? E da quando una Grifondoro secchiona è una minaccia per me? Ho subito cose ben peggiori!».

Theo si stiracchia, guardandomi con la stessa espressione di Blaise. «Oh, non parliamo di minacce. Parliamo del fatto che la odi così tanto che non puoi smettere di parlarne. È così dolce! Me lo sento, tra una settimana scoperete come conigli in calore».

Alzo gli occhi al cielo, infastidito. «Siete dei fottuti idioti».

«E tu sei eccitato da lei», ribatte Blaise, alzandosi con un sorrisetto. «Ma tranquillo, Draco. Prima o poi lo capirai anche tu».

Li ignoro, cercando di concentrarmi sulla fiamma del camino. Ma nemmeno il crepitio del fuoco riesce a scacciare il ricordo di quegli occhi color cioccolato pieni di rabbia.

E la cosa più irritante? È che mi piace.

Nel pomeriggio, abbiamo Trasfigurazione con i Tassorosso e Difesa Contro le Arti Oscure con, sfortunatamente, i Grifondoro. Durante quest'ultima, il professor Burton,-un uomo sulla cinquantina basso con due baffi che lo fanno somigliare a un tricheco-, ci assegna un esercizio a coppie, e ovviamente il mio nome e quello della Granger vengono chiamati insieme.

Di nuovo, perché ovviamente essere con la Granger di prima mattina a Pozioni non bastava.

Lei mi guarda come se volesse uccidermi, e il sentimento è reciproco.

«Non rovinare tutto, Malfoy» sibila mentre ci mettiamo in posizione.

Sogghigno. «Io? Non sono io quella che deve sempre dimostrare di essere la migliore, o mi sbaglio, tesoro?», la schernisco, il nomignolo scivolando dalle mie labbra sarcastico come non mai.

Lei stringe la bacchetta con più forza, ma non risponde. Iniziamo l'esercizio, lanciandoci incantesimi di scudo e attacchi controllati, come richiesto. Funzioniamo fin troppo bene insieme, e questo mi irrita ancora di più.

Quando la lezione finisce, raccolgo le mie cose in fretta, pronto a tornare in Sala Comune. Ma all'uscita dall'aula, mi scontro con qualcuno.

La Granger.

Non di nuovo.

I suoi libri cadono a terra, e io alzo gli occhi al cielo. «Davvero, Granger? Sei così goffa?»

Lei mi lancia un'occhiataccia e si china a raccogliere tutto. Sospirando, mi accovaccio e la aiuto.

Per un attimo, le nostre mani si sfiorano.

Lei si irrigidisce, io faccio lo stesso. C'è un momento di silenzio carico di qualcosa che non voglio per niente analizzare.

Poi lei si alza di scatto, stringendo i libri al petto. «Lasciami in pace, Malfoy!».

Ghigno appena. «Non sei tu che continui a pedinarmi? Dovrei chiamare gli Auror».

Non aspetto una risposta. Si gira e se ne va, lasciandomi lì, con una fastidiosa sensazione di insoddisfazione.

Odio essere ignorato e trascurato.

E odio essere lasciato con il sospetto che tutto questo sia solo l'inizio.

Entro la fine dell'anno la voglio ricoverata con un letto a fianco a quello di Allock.

La voglio impazzita fino a strapparsi i capelli dalla sua testona sapiente.

La voglio fuori di sé.

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